mercoledì 13 marzo 2013

Un simbolo del nostro sfascio e la voglia di ricostruire


Pensate sia una esagerazione elevare un’opera pubblica a simbolo dello stato di degrado raggiunto da un comune? E ritenete che un’amministrazione, retta da alti e costosissimi funzionari dello Stato, possa permettersi in maniera così spudorata di glissare le legittime domande su come sia potuto avvenire quel vergognoso scempio, l’ennesimo ai danni del nostro patrimonio comunale, dell’allargamento di viale Rimembranze? Io penso proprio di no! Anzi visto il continuo ripetersi di errori, sprechi, saccheggi e speculazioni per la realizzazione di qualunque nostra opera pubblica  ritengo non più rinviabile, a tutti i livelli, che si faccia piena luce e si accertino  connivenze e responsabilità. C’è qualcuno in buona fede che,anche dopo eventuale consegna e collaudo dell’opera, possa affermare che i lavori in viale Rimembranze siano stati fatti come dovevano e secondo gli elementari principi della “perfetta regola d’arte”? Possiamo dire che ciascuno dei soggetti preposti, in questo caso, ha fatto fino in fondo il proprio dovere perché si rendesse più bello e funzionale un pezzo della nostra città, perché si consegnasse al godimento dei cittadini un’opera sicura e durevole? Senza cedere a facili semplificazioni i principali problemi della nostra martoriata città, a mio modestissimo avviso, in fondo sono proprio quelli che hanno permesso un tale sperpero  di soldi pubblici e che hanno messo in risalto la complicità, la compiacenza o il semplice menefreghismo di ampi pezzi della struttura comunale. Se una cosa del genere è possibile, tutto diventa possibile! Vogliamo parlare di piazza Salotto, del lungomare lato porto, di Palazzo Bianchi, del Quadrato, delle scuole e di ogni altra piccola o grande opera realizzata comprese quelle di urbanizzazione consegnate e riparate a spese del comune? E’ chiaro che con un tale approccio anche un piano serio per il lavoro, la programmazione e la gestione di un qualunque servizio ai cittadini, la salvaguardia del territorio, la gestione dei tributi e tutto quanto ruota attorno all’amministrazione può assumere la stesso segno. In tempi davvero difficili per le casse comunali la disponibilità delle poche risorse per realizzare una qualunque opera pubblica impongono un’attenzione straordinaria nella sua progettazione e realizzazione. In un comune come il nostro poi, che proprio dalla costruzione di una rotonda, se ricordate, ha visto emergere un sistema di collusioni e affari che ci ha condotti nel baratro dello scioglimento per mafia e che proprio da una gestione commissariale avrebbe dovuto giovarsi per cambiare profondamente registro alla macchina comunale, tutto questo è davvero scandaloso. Ancor di più se si pensa che nei giorni scorsi i nostri commissari sono stati persino onorati dallo stridente e immeritato incensamento di ben due ministri delle Repubblica! Ecco perché quanto emerso dalla costruzione di questa “semplice” opera mi sembra l’emblema di un modo approssimato di fare le cose e di amministrare alla meno peggio la cosa pubblica. Un modo che dobbiamo rifiutare e contrastare perché mette sotto i piedi  l’interesse collettivo e la speranza di vedere progredire la nostra città. E’ con questa sciatteria, questo lassismo e questa incapacità amministrativa che  si condanna Corigliano a sprofondare e a rinunciare alle cose più belle che una città come la nostra può ambire e raggiungere. Non possiamo rassegnarci dunque! Alziamo la nostra attenzione e quando occorre, come in questo caso, alziamo la nostra voce per denunciare e pretendere di farci ascoltare. Solo così una nuova schiera di amministratori, indipendentemente dai colori politici, se proprio non già sensibile e pronta almeno si sentirà costretta a fare il massimo e a fare seriamente.

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